Laura Delsere [la stampa] (26 Apr 2003)

in strada a Trastevere o in Bosnia

"Essere una banda aperta ci dà problemi organizzativi, ma è la nostra scelta Con Ottoni a scoppio di Milano Fiati sprecati di Firenze e Banda Rancati di Bologna, il 23 di maggio avremo l'annuale Sbandata collettiva"

Alle manifestazioni ufficiali del Campidoglio. Ma anche al Pigneto con i danzatori Murga. I 65 musicisti di Titubanda, insieme a Stradabanda di Testaccio, sono forse la più nota orchestra popolare di Roma, sull'onda di quel fenomeno che negli ultimi sei anni ha visto nascere gruppi analoghi in quartieri e centri sociali delle metropoli (Express Brass Band a Monaco, Front Musical d'Intervention a Parigi). I Titubanda festeggeranno 5 anni di vita il 30 aprile, a Ostia. «Essere una banda aperta ci dà problemi organizzativi, ma è la nostra scelta - spiega Claudio, tamburo e elettricista, 40 anni- . Con Titubanda vivo in un sogno. Insieme a Fiati sprecati di Firenze, Banda Rancati a Bologna, agli Ottoni a scoppio di Milano, dove ci ritroveremo il 23 di maggio per l'annuale Sbandata collettiva». «Marciare accanto ai partigiani dell'Anpi per me è fondamentale - dice Paola, 29 anni, flautista e antropologa - . Partecipiamo a occupazioni, facciamo cappello a Trastevere per finanziarci, andiamo anche all'estero, dalla Serbia a S. Marie Le Maire, a festeggiare santa Sara con i rom d'Europa». Il repertorio: «O bella ciao», pezzi jazz, contaminazioni indiane con Baharat, medley da un film di 007, i nuovi classici balcanici di Goran Bregovic. Niente spartiti, suonano a memoria. «Grazie al cinema, bande come la nostra vanno di moda, diamo un senso politico e civile a feste, sgomberi, ad eventi di quartiere, quando suoniamo sotto le carceri e al 1° maggio», fa Giulia, sax alto, 24 anni. «Questi giovani - dice lo storico Sandro Portelli - aggiungono festa e poesia alla memoria collettiva». Frank Zappalà, newyorkese e docente d'inglese alla Luiss è il decano del gruppo: «Sono arrivato in Italia due anni fa - dice mostrando la sua tromba - e un'amica mi ha invitato a suonare; questi ragazzi hanno voglia di cambiare le cose e l'energia per farlo». Una strada lunga per un gruppo che si era chiamato Titubanda perché - spiega Bianca Giovannini, voce solista - cominciavamo sempre dicendo «mo' che facciamo?». E' stata lei che ieri ha cantato a via dei Cerchi «Anda jaleo», inno della guerra civile spagnola su parole di Garcia Lorca. La gente intorno a sfilare accanto ai musicisti, per sentirla fino alla fine.

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