A liberare Porta Maggiore da traffico, smog e ogni cattivo pensiero tocca a una nuvola rosa: quella del blocco pink, che a Roma ha trovato casa nel centro sociale ex Snia Viscosa. E' da qui che verso le 11 si sprigiona l'onda comunicativa del movimento, annunciata da una signorina con le ali di farfalla che devia il traffico con un piumino da spolvero.
Rosa, ovviamente. Ottimo modo per cominciare la giornata no-Bush, l'imperatore che i pink hanno idealmente massacrato: in un adesivo è ritratto con il corpo di cane («io non posso entrare»), il manifesto che porta il logo del coniglietto imbavagliato lo apostrofa come «vaccaro» «antiabortista» e invita a rovinare le sue «vacanze romane».
Per cui «liberiamoci da Bush», dice lo striscione di apertura, mentre il circo rosa avvolge via Prenestina - quartiere storico della Resistenza - tra la musica della Titubanda che conquista i romani che vanno a fare la spesa. Prima tappa la «tangenziale della morte» un pezzo di strada sopraelevata che toglie il respiro a parecchie case. Qui verrà appeso il primo omino in tuta rosa, simbolo dei torturati. A Porta Maggiore il blocco del traffico è lungo, ma tranquillo. Poliziotti in divisa non se ne vedono, quelli in borghese si individuano a colpo sicuro. Impossibile per loro mimettizarsi con il blocco del «desiderio libera tutti». E poi i pink non ci pensano nemmeno a fornteggiare la polizia.
Eppure, riescono ad arrivare dove vogliono e piazza Esedra la raggiungono in corteo. Qui i celerini sono parecchi, ma si sorbiscono in silenzio le strusciate delle biciclette inventate dalla ciclofficina. Passa senza lasciar segno anche un improvviso ingorgo creatosi con i Disobbedienti. I pink si distanziano, e continuano la festa. Ed è davanti alla loro banda che una schiera di finanzieri si toglie il casco e abbassa i fazzolletti. Qualcuno, addirittura, tamburella sullo scudo. (ci. gu.)
Foto: italia.indymedia.org, e il Manifesto |