"MusicAttiva News", periodico dell'associazione Controchiave (29 Ott 2002)

Ludovica Valori

Difficile dare una definizione della Titubanda. Ci hanno provato in molti ed e' venuto fuori di tutto: dal balkan punk al no global con sentimento e via dicendo.


Ma per un gruppo che è un vero work in progress musicale in continua evoluzione, probabilmente non c’è una definizione unica che possa esaurire la questione. Si può però seguire la sua storia partendo dall’inizio, in un lontano Primo Maggio del 1998, quando un piccolo gruppo di persone accompagna uno spettacolo teatrale al Vittorio Occupato di Ostia.

Da cosa nasce cosa, si sa: le prove continuano, il repertorio, all’inizio basato sulla tradizione latinoamericana, si allarga (oggi comprende pezzi balcanici, africani , cover rock e jazz e composizioni originali), e lo stesso avviene naturalmente per l’organico, che arriva a contare oltre trenta musicisti: trombe, sax, percussioni di tutti i tipi, tromboni, bombardini, flicorni, flauti, clarinetti, fisarmoniche e chi più ne ha più ne metta. C’e' posto per tutti: la banda infatti rimane aperta a chiunque voglia impegnarsi a frequentare le prove, a imparare i pezzi e ad esibirsi nelle situazioni piu' disparate.

Da sempre attenta alle tematiche del sociale, la Titubanda partecipa infatti a molte manifestazioni e iniziative, e appena può si riversa per le strade della città a fare cappello, per divertirsi ma anche per finanziare i viaggi e le varie altre spese necessarie alla sua sussistenza.
E il capitolo "viaggi", specie in quest’ultima annata, e' stato assai denso: “Non si può non parlare del tour nei Balcani dell ’ estate scorsa” esordisce Roberto , sax tenore: “Dubrovnik, Mostar, Sarajevo e Guca sono state le tappe del nostro viaggio assieme ad alcuni ospiti della Banda degli Ottoni a Scoppio di Milano e dei Fiati Sprecati di Firenze. Siamo passati dal clima goliardico e ovattato di Dubrovnik a quello triste e ancora ferito di Mostar (ospiti di volontari che operano per l’integrazione dei bambini musulmani e cristiani divisi dalla guerra), passando per una Sarajevo, anch’essa ferita, ma molto vivace: li’ abbiamo suonato per i bambini dell’orfanotrofio e infine siamo arrivati al Festival di Guca, in Serbia, dove siamo stati accolti come vere star per via della nostra provenienza e del nostro differente stile musicale. È un festival davvero imperdibile per chi vuole capire la musica balcanica, non solo dal punto di vista musicale ma anche da quello sociale e culturale.”

Altre esperienze della banda all’estero? “La prima e' stata a Parigi, lo scorso Primo Maggio: invitati dalla banda transalpina del Front Musical d’Intervention, abbiamo partecipato anche alla manifestazione contro Le Pen. A metà settembre, poi, siamo stati a Monaco per lo Street Life Festival, ospiti dai tedeschi della Express Brass Band.”

Ed è proprio una sorta di ‘network internazionale bandistico’ quello che sta nascendo e che unisce per ora la Titubanda, gli Ottoni a S coppio di Milano, la Banda Roncati di Bologna, i toscani Fiati Sprecati, i tedeschi d e lla Express Brass Band e i francesi del FMI, su ll’onda di un’affinità profonda, che comunque non impedisce ad ogni singola banda di m an tenere le proprie caratteristiche in fatto di scelte, sia musicali che politiche.

Il prossimo appuntamento collettivo, che includera' anche utili momenti di confronto tra le bande proprio su queste tematiche, sarà in novembre, a Firenze, per il Forum Sociale Europeo. Quanto ai futuri progetti della Titubanda , “ Innanzitutto rinnoveremo il repertorio”, confida Roberto: “oltre a questo, stiamo pensando a un progetto di collaborazione con l’orfanotrofio di Sarajevo, e naturalmente ci saranno altre collaborazioni cittadine”. Come la Sbandata Romana, lo scorso anno: un evento che ha visto la Titubanda e le sue ‘sorelle’ invadere il quartiere Pigneto Prenestino per un pomeriggio all’insegna della musica di strada, concludendosi con un grande co n certo al Centro Sociale Ex Snia Viscosa. Proprio in questo luogo si tengono, due volte alla settimana, le prove della Titubanda: un momento di grande importanza sia dal punto di vista musicale che sociale: “La principale spinta ad entrare nella banda per me è stata proprio la possibilità di suonare con altre persone,” racconta infatti Maddalena, che suona la tromba da meno di un anno: “Da piccola avevo suonato un po’ il pianoforte, ma poi avevo smesso. Riflettendoci vent’anni dopo, ho capito che per me la musica è bella e crea energia quando puoi farla con altri, quando è una forma di comunicazione”. Il momento più bello? "Sicuramente il tour balcanico: ne ho un ricordo estremamente positivo, sia dal punto di vista musicale (perché ho imparato molto) che umano. Certo, è stato anche faticoso, ma ne è valsa davvero la pena”. Per Frank, trombettista italoamericano, la banda è “un gruppo, coeso e compatto, formato soprattutto di individui liberi, diverso da altre organizzazioni musicali ben strutturate e gerarchizzate: nella mia breve esperienza di musicista ne ho conosciute tante. Ma con la Titubanda, più che in altre situazioni musicali, c’è un’energia musicale che scaturisce da un clima più disteso. Si fa musica in un ambito di rispetto, di amicizia, di solidarietà e di scambio continuo” .
Come hai conosciuto la Titubanda? “Alla Festa per la Cultura, alla Garbatella, un paio d’anni fa. Fu una vera sorpresa: quei suoni mi ricordavano una tradizione popolare ormai quasi scomparsa, e poi erano spontanei, l’ideale per quel luogo e per quella occasione. Musica di strada, senza pretese, per affrancare lo spirito, per ricordarci cosa vuol dire sentirsi liberi, per far ballare. Non immaginavo davvero che un anno dopo avrei fatto parte del gruppo. Insomma, con il suo impegno sociale e il suo messaggio musicale, direi che la Titubanda è un ottimo antidoto contro il caos che ci circonda”